Parlare in pubblico: i consigli per sconfiggere l’ansia
Parlare in pubblico ti terrorizza? Oppure vorresti semplicemente migliorare le tue capacità relazionali in tal senso?
Sarebbe bello avere un software per presentazioni da installare nel nostro cervello, ma probabilmente anche rischioso (oltre che fantascientifico).
Ma non preoccuparti, questo articolo può darti una grande mano. Vogliamo infatti regalarti una vera e propria guida fatta su misura per te, per aiutarti a superare una volta per tutte ogni paura di parlare in pubblico.
Cercheremo di andare alla radice del problema, per comprenderne la natura e trovare la soluzione più efficace per te.
Siamo pronti a svelarti tanti trucchi e consigli, ma senza sotterfugi e con rimedi naturali, perché per curare l’ansia di parlare in pubblico farmaci non ne servono affatto. Basta solo un po’ di buona volontà, qualche piccolo studio di psicologia, autostima e un pizzico di astuzia che non guasta mai.
Ti va di provare a superare insieme a noi i tuoi limiti e sconfiggere le tue ansie? Allora non perdiamo tempo e prepariamoci come si deve a presentarsi in maniera impeccabile e dire la propria davanti agli altri. Senza incertezze o timori reverenziali.
Imparare a parlare davanti agli altri: trucchi e consigli
Come parlare in pubblico senza emozionarsi? E come ricordarti il discorso che avevi preparato o riuscire a parlare a braccio senza entrare nel pallone e nella confusione più totale? Sono queste le risposte alle quali cercheremo di rispondere nei prossimi paragrafi di questo articolo. A cominciare dall’analisi delle cause. Perché per puoi riuscire a superare l’ansia di parlare in pubblico se prima non comprendi cos’è che ti blocca.
Perché ci si blocca davanti a tante persone
Il sottotitolo di questo paragrafo potrebbe benissimo essere “paura di parlare in pubblico: cause e rimedi”. Perché è proprio da qui che dobbiamo partire, come già accennato in precedenza.
Innanzitutto dobbiamo dire che i tipi di ansia che inibiscono di prendere parte ad un dibattito davanti ad altre persone possono essere diverse.
Di sicuro c’è che trovarsi al centro dell’attenzione per tantissime persone non è affatto semplice. Se rientri fra queste, dunque, non pensare di avere qualche problema esclusivo ed insuperabile. Anzi, fra tutte le situazioni in grado di suscitare ansia sociale, questa di cui stiamo parlando è probabilmente la più comune.
Generalmente il timore più diffuso è semplicemente quello di commettere errori o essere inadeguati sotto gli occhi di tutti e subire, per questo o per motivi prettamente estetici, dei giudizi negativi.
Si tratta di un problema che accomuna giovani e meno giovani e in ogni caso può essere davvero limitante. Può accadere infatti sul posto di lavoro, nel partecipare ad una semplice riunione o nello svolgimento di un convegno, nella presentazione di una relazione davanti a colleghi, superiori o un pubblico esterno. Ma è un problema comune anche per molti studenti, che vivono con terrore il momento degli esami universitari o delle semplici interrogazioni scolastiche in classe.
Fortunatamente la psicologia cognitiva negli ultimi anni ha fatto grandi passi in avanti sulla comprensione dei meccanismi responsabili dell’ansia sociale, trovando contromisure e sviluppando terapie adeguate. Nei prossimi paragrafi cercheremo di capirne di più.
Il modello cognitivista della fobia sociale
Gli studi di due fra i maggiori studiosi di disturbi d’ansia, Clark e Wells, possono aiutarti a comprendere cosa ti accade quando hai davanti una platea, grande e piccola che sia, con la quale devi interagire. Andando a scavare sul perché una tale situazione generi in te agitazione e scoprire come superare queste difficoltà e imparare a parlare davanti a tutti.
Partiamo dal fare la conoscenza delle cosiddette convinzioni condizionali. Esse non sono dei pensieri veri e propri, bensì delle ipotesi inconsce che possono innescarsi senza che tu te ne accorga, influenzate da una componente emotiva che entra in contatto con una situazione ipotetica e temuta, anche semplicemente immaginandola. La loro caratteristica principale è dunque che esse sono strutturare semplicemente su una forma basata sul SE > ALLORA.
Si tratta del classico meccanismo che si verifica proprio in questo tipo di circostanze. I “se” più comuni in questi casi sono principalmente otto:
- Si vedesse che sono in ansia, farei una figura terribile;
- Mi bloccassi o non riuscissi a terminare, penserebbero che sono un incapace;
- Commettessi errori non sarei abbastanza capace;
- Mostrassi incertezze significherebbe che non sono all’altezza;
- Non stessi tranquillo come gli altri vorrebbe dire che non valgo quanto loro;
- Mi mostrassi teso sarei giudicato un debole;
- Fossi assalito dall’ansia, non riuscirei a controllarla;
- Dovessi fare una brutta figura allora sarebbe insopportabile.
A loro volta le convinzioni condizionali favoriscono la comparsa di pensieri automatici negativi. Come ad esempio questi sei:
- “Mi tremerà la voce e questo mi bloccherà”;
- “Comincerò a tremare e a balbettare di continuo”;
- “Dirò cose noiose o che non interessano a nessuno”;
- “Tutti vedranno la mia ansia e perderò il controllo”;
- “Mi verrà un attacco di panico davanti a tutti”;
- “Finirò per fare la figura del fallito”.
Ti riconosci in questi pensieri? Allora abbiamo centrato il problema.
Paura di esprimersi e panico da microfono: sintomi e rimedi
Individuate le cause, apriamo una breve parentesi sui sintomi e come curarli. Lo schema completo di Clark e Wells ci indica anche questi, compresi i comportamenti protettivi che solitamente si generano in automatico.
Le conseguenze più ricorrenti delle convinzioni convenzionali e dei conseguenti pensieri automatici negativi, sono dieci:
- Vampate di caldo o di freddo;
- Tremore;
- Pronuncia incomprensibile delle parole;
- Balbettio;
- Irrigidimento;
- Respiro affannoso;
- Tachicardia;
- Confusione mentale e vuoti di memoria;
- Vista annebbiata, vertigini e capogiri.
- Attacchi di panico, quando i sintomi raggiungono un’elevata intensità.
Come detto, quando tutti ciò avviene, la poca lucidità che ci rimane da luogo a dei comportamenti protettivi, una sorta di sistema di protezione automatica umano. Questi inducono ad evitare il contatto oculare con gli spettatori, fare frequenti pause per bere acqua, parlare velocemente o a tagliare corto il discorso per concluderlo il prima possibile, abbassare il tono di voce, prestare particolare (se non ossessiva) attenzione a cosa fa il pubblico. Molti attaccano la bocca al microfono.
Seppur questi atteggiamenti potrebbero fornirti un sollievo nel preciso momento in cui li attui, magari difendendoti dall’ansia da pubblico ed evitandoti strafalcioni, rimane evidente che non rappresentano una soluzione al problema.
Per affrontare in maniera definitiva il problema, infatti, esistono esercizi per parlare in pubblico e terapie specifiche per il superamento di questa fobia. Nulla di strano o preoccupante, ma semplicemente un modo per allenarsi a dominare l’attenzione e mantenerla sul momento presente e utilizzandola per realizzare il tuo obiettivo di comunicare davanti a più persone. In questo caso anche pratiche di meditazione, respirazione e postura possono esserti utili perfezionarti.
Insomma, non allarmarti: tutto deriva dalle convinzioni condizionali che abbiamo imparato a conoscere in questo articolo e per superarli basta un buon corso per parlare in pubblico, in Scienze e Tecniche Psicologiche o Formazione Cognitiva funzionale.